La scrocchiarella e il nero
La vuoi una teglia di pizza bianca? Ha esordito l’altra mattina una signora biondo-cenere chiomata rivolta a un giovane africano col cappelletto in mano. Piovuta nella scena fra i tavolini del bar come un angelo dal cielo, come un’improvvisa apparizione alla Piccola Fiammiferaia a corto di prosperi, la fatina di un film di natale, Mamma Roma che non sa negare un tozzo di pizza scrocchiarella a chi potrebbe essergli figlio. Se non fosse però che il piglio sotto la chioma biondo cenere malcelava una vena di indispettimento, come se la buona azione fosse mossa da altro, come se nascondesse una penitenza da scontare, un pegno a Santo Barnaba Apostolo patrono del quartiere o a bonanima in sogno per un terno secco sulla ruota di Bari. Stretta in mano, a scolorirle il monte di venere, la cartolina di El Dorado appena acquistata al tabaccaio trenta metri più avanti, sfavillava ancora intonsa di grattate, promettendo nei suoi ori la fortuna di un forno a vapore a natale, un week end alle terme dei papi o, dio volesse, la villetta a Morena col giardino, per farla finita co ‘sto quartiere di delinquenti, drogati e disperati. L’abituale consesso di astanti ai tavoli del bar, alla domanda uscita ad un volume sconsiderato per voler restare intima, si è sospeso in un attimo di suspance. Che cosa avrebbe dovuto farsene il giovane della teglia di scrocchiarella? - sembrava chiedersi all’unisono – tanto più che erano le 11 e per quanto indigente, il poraccio un panino alla mortazza dall’alba sicuro l’aveva già rimediato. Sembrava farsi strada negli animi l’ipotesi di una reazione incauta del giovane, che le si buttasse al collo strappandole la cartolina dell’El Dorado per scancellarle a sfregio le cinque cellette ancora vergini. Rovinandole la sorpresa del Ritenta, che tanto qualsiasi cartella a un euro, pure a tombola, di più non offre. Ma l’energia che il giovane avrebbe dovuto spendere nella reazione sarebbe stata improduttiva, se non controproducente. A che pro rimbrottare all’improvvida generosa offerente? Col rischio di mettersi in mostra inutilmente, generare magari una sceneggiata popolare, un dibattito dagli esiti incerti fra i tavolini del bar. Rinvigorire qualche frustrazione repressa risvegliando il Borghezio che sta nel dna di ogni terrone truccato da nordista che è l’italiano medio, medio per definizione. Per finire, dopo il circolare circolare della pattuglia intervenuta, nella pantera a tu per tu con lo sbirro spazientito. In fondo il ragazzetto pakistano massacrato a pochi passi l’altra notte non è che se la fosse andata a cercare. Ha solo scrociato il suo destino con quello dei coetanei altrettanto disgraziati, rei di essere figli della gente affacciata ai balconi che mentre il ragazzetto picchiava, incitava ammazzalo. Anche questi a loro volta incazzati per tasi, immondizia, droga, carovita, politica, stranieri, corna e chi più ne ha più ne metta per giustificarsi la coscienza che invece, ricchi o poveri, è solo infame di suo. E se la generosa signora della pizza fosse la madre del ragazzetto assassino?, si sarà chiesto il giovanotto questuante. Magari per provocarlo e vendicarsi della vita rovinata al figlio. Oppure, al contrario, per dimostrargli clemenza, come per intercessione di Santa Barnaba Apostolo, della Piccola Fiammiferaia o di Mamma Roma. Che gli italiani in fondo si sa, sono piezz ‘e core, pronti, se necessario, a perdonare, a difendere i diritti dei più deboli, come dimostrano con le petizioni punto org contro ogni razzismo. Evidentemente poco convinto della buona fede del popolo ospitante, il giovanotto si è limitato a rifiutare la scrocchiarella con un - No, grazie - condito da un sorriso di circostanza, recitando la riconoscenza che ha imparato alla scuola serale dei connazionali più anziani, aggiungendo solo un laconico: chiedo soldi. Che la signora dovrebbe saperlo per averlo visto almeno nelle fiction di squadre antimafia, la postazione guadagnata davanti al bar la mattina non è certo regalo della Provvidenza. Che se stasera al capetto di questue che ce l’ha messo gli porta la pizza, peraltro rinsecchita, bene non gli reagisce. Che sarà rom come cinese, africano o italiano, certo è che un mercato disperato è ghiotto di vizi , il cui lucro, come ogni fiction ormai dimostra, è in mano ai casalesi. Che se lo sa pure la Rai, la Polizia lo sa di certo, ma anche questo come del resto un po' tutto in questo pazzo pazzo mondo di miserie umane, non conduce comunque a niente. La signora dalla chioma biondo cenere gli ha imbruttito, si dice a Roma: E allora va a lavorare! ha chiuso corto, palesemente contrariata da quel rifiuto irriconoscente e maleducato. In bilico fra il soddisfatto e il rimborsato, come se avesse ancora una volta dimostrato l’acqua calda, ribadito che non c’è bisogno di prove, a fare i buoni con questi ci si rimette. Non è il pane che cercano, nemmeno la pizza. Nun cianno voja de lavorà e ce vengono a rubà il posto. Affà i padroni a casa nostra. A provoca’ i nostri figli. A rubbacce le case. In un sé a sé ad alta voce, brandendo la cartolina dell’El Dorado come la bacchetta della maestra elementare d’un tempo, ha snocciolato al rosario le litanie popolari che tutti conosciamo, i luoghi comuni che si aspettano l’amen corale a ogni stazione, per finire col Rimannateli a casa loro invece che a messa l'Andate in pace. Strappando stizzita il numeretto salvafila del banco del pane, che a perdere tempo co ‘sto sfaticato le si è pure ingolfata la fila.